LIKE KIRIBATI. Delirio finale III cap. della Trilogia di una Crisi
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Crediti:
LIKE KIRIBATI
delirio finaledrammaturgia e regia Giuseppe Provinzano
con Sergio Beercock, Noa DiVenti, Chiara Muscato
luci Gabriele Gugliara
drammaturgia musicale Sergio Beercock
scene Petra Trombini
realizzazione scena Jesse Gagliardi
costumi Vito Bartucca
aiuto tecnico Jean-Mathieu Marie
organizzazione Agnese Gugliaraproduzione BABEL / Teatro Biondo
con il sostegno di Spazio Franco
Like Kiribati posa il suo sguardo su ciò che potrebbe accadere o che, forse, sta già accadendo, non troppo lontano da noi: un minuscolo pezzo di terra rimasto emerso, 3 metri per 3 metri, circondato da quello che potrebbe essere un mare che ha divorato la costa o da un’alluvione che ha devastato tutto. Potremmo essere in un’isola del Pacifico cosi come in tutte quelle terre che, in questi ultimi tempi, stanno affrontando l’inconsistenza delle nostre urbanizzazioni, un futuro lontano ma il cui presente e già oggi.
In questo pezzo di terra, tre umanità stanno … come disperse, come dimenticate … attaccandosi alla vita con tutto quello che hanno, non si arrendono del tutto, si aggrappano a ciò che resta loro, abbandonandosi alle emozioni che li attraversano: piccoli gesti concreti, rimorsi, rancori, immaginazioni, ricordi. Fuggono dalle loro profonde paure mentre coltivano fragili speranze, si tengono ben stretti agli ultimi aneliti di vita, mentre la Natura si riprende ciò che è suo.
Tre approcci distinti in un futuro distopico dove le prospettive dell’umanità sembrano svanire: un confronto relazionale ed emozionale, onirico ed ironico, a tratti delirante ma profondamente tenero, come tenera e’ la nostra esistenza che si rivela sempre più simile a un fallimento collettivo, il fallimento dell’umanità stessa davanti alla Natura.
Like Kiribati è una riflessione sulla resistenza, sull’abbandono e su ciò che, anche quando tutto sembra perduto, ci rende ancora umani: perché, diciamocelo chiaramente, non è la Terra in quanto Pianeta in Crisi… ma lo è la nostra Esistenza su di essa, perché Lei, la Terra, dopo averci sopportato, ci sopravviverà!
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