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Crediti:
Cime Tempestose
regia e drammaturgia Martina Badiluzzi
con Arianna Pozzoli e Loris De Luna
dramaturg Giorgia Buttarazzi
collaborazione alla drammaturgia Margherita Mauro
scene Rosita Vallefuoco
costumi Giuditta Verderio
suono e musica Samuele Cestola
luci Fabrizio Cicero
drammaturgia del movimento Roberta Racis
realizzazione scene Alovisi Attrezzeria
foto di scena Laila Pozzoproduzione Cranpi, CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini, Romaeuropa Festival
con il contributo di MiC - Ministero della Cultura
con il sostegno di Teatro Biblioteca Quarticciolo - Durata Spettacolo: 75 minuti
Cime tempestose è un lavoro che vuole essere un omaggio al potere catartico della letteratura, alla magia dell’arte e del teatro e che prosegue il processo di riscrittura di figure femminili della drammaturga e regista friulana.
Interpretato da Arianna Pozzoli e Loris De Luna, Cime tempestose è il quarto capitolo di una quadrilogia che, assieme a Penelope (co-prodotto da Romaeuropa Festival 2022), Cattiva sensibilità e The making of Anastasia (vincitore del bando Biennale di Venezia Registi Under 30 nel 2019), porta avanti un discorso sul corpo femminile attraversando i temi dell’identità, dell’amore e dell’educazione delle giovani donne. I quattro lavori sono interpretati alternativamente dalle stesse cinque attrici: Barbara Chichiarelli, Viola Carinci, Federica Carruba Toscano, Arianna Pozzoli e Martina Badiluzzi, a cui si aggiunge Loris De Luna.
In Cime Tempestose, trasportando gli spettatori al centro dell’universo tormentato di Catherine e Heathcliff, attraverso il racconto dei giovani Hareton e Catherine, la cui relazione è uno dei temi centrali del romanzo, l’adattamento di Martina Badiluzzi offre un punto di vista del tutto originale, inedito finora, capace di calare nella contemporaneità questo classico, così complesso e simbolico, scritto nel 1846.
NOTE DI REGIA
È a un’arte senza genere quella a cui tendiamo se la lente d’ingrandimento è un’opera come Cime tempestose. Un genere letterario che supera la barriera del genere e parla all’essere umano in conflitto, colto nel tentativo arduo di far dialogare la natura maschile con quella femminile, il privato col pubblico, il terreno con l’ultraterreno, la nascita con la morte.
Rileggere Cime tempestose da adulte è come tornare a casa. È un rito di passaggio quello a cui Emily Brontë ci sottopone come lettrici, lo sprofondare nelle viscere e nelle oscurità di una storia familiare dolorosa e violenta che si realizza, sul finale, nell’immagine consolante di due amanti senza paura: Cathy e Hareton.
Il nostro spettacolo inizia da quei due amanti e da un ritorno a casa. Le figure che vogliamo in scena non sono più Catherine e Heathcliff; gli adattamenti hanno consumato i loro nomi e la critica abusato dei termini romanticismo e passione per raccontare la loro storia. Lasciamo spazio a Cathy (Arianna Pozzoli) e Hareton (Loris De Luna), la seconda generazione che abita il romanzo. Hareton è il “secondo” Heathcliff, l’ennesimo figlio non desiderato, e Cathy la copia identica della madre.
A questi due giovani è affidato il compito di gestire l’eredità delle proprie famiglie, non solo quella materiale, ma soprattutto quella emotiva. Di trasformare le disuguaglianze sociali, il razzismo e il maschilismo di quel piccolo mondo antico in qualcos’altro.
Possono due bambini cresciuti in ristrettezza d’amore, in dinamiche familiari tossiche e violente riuscire ad amarsi?
Non tutti ricordano che Cime tempestose è un luogo e il nome di una casa dai soffitti animati. Per andare avanti, per costruire un futuro insieme, Cathy e Hareton devono tornare nella casa dove si sono incontrati e riattraversare il proprio passato.
Le scene cardine di Cime tempestose, gli scambi tra Heathcliff e Catherine riemergono nei dialoghi tra Hareton e Cathy, è la casa ad agire su di loro, la casa a ripresentare i fantasmi del passato, a volte le case devono essere distrutte.
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