Dal 10 dicembre Al 14 dicembre

May B

coreografia Maguy Marin
Calendario
  • Crediti:

    MAY B
    coreografia Maguy Marin

    cast 10 danzatori

    light designer Alexandre Beneteaud
    costumi Louise Marin
    musiche originali Franz Schubert, Gilles de Binche, Gavin Bryars

    coproduzione Compagnia Maguy Marin, Maison des Arts et de la Culture de Créteil
    menzioni La Compagnie Maguy Marin è sostenuta dal Ministère de la Culture - DRAC Auvergne-Rhône-Alpes, la Ville de Lyon, la Région Auvergne-Rhône-Alpes e riceve sostegno economico dall’Institut Français per progetti all'estero

  • Durata Spettacolo: 90 minuti

May B traduce in movimento la condizione umana alla deriva e lo fa attraverso un linguaggio teatrale crudo, che trasforma il ridicolo, il violento e l’angoscioso in situazioni.
La forza della danza deriva dalla sua capacità di rappresentare il mistero della nostra presenza nel mondo.

A proposito dello spettacolo
Questo pezzo, basato sugli scritti di Samuel Beckett – il cui lavoro contraddice, nel movimento teatrale e nell’atmosfera, la performance fisica ed estetica di un danzatore – ha gettato le basi per la decifrazione dei nostri gesti più intimi, nascosti e ignorati.
Riuscire a svelare i gesti minuscoli o spettacolari delle tante vite impercettibili e invisibili, in cui l’attesa e la quiete “non proprio immobile” creano un vuoto, un enorme nulla, uno spazio silenzioso colmo di esitazioni.
Quando i personaggi di Beckett anelano alla quiete, non possono fare a meno di muoversi; poco o tanto, si muovono.
In questo lavoro essenzialmente teatrale, il nostro intento non era tanto sviluppare parole e discorso, quanto una forma esagerata di movimento, cercando così il punto d’incontro tra il movimento applicato al teatro, da una parte, e la danza e il linguaggio coreografico, dall’altra.
Maguy Marin

(…) È dotata di un senso del fantastico e dell’assurdo – e nei drammi di Samuel Beckett ha trovato il punto focale perfetto per meditare sulle assurdità della vita. Come Beckett, lavora con personaggi archetipici – i suoi, in effetti – e, utilizzando elementi universali, riesce a rendere la condizione umana qualcosa di estremamente specifico.
I dieci danzatori sul palco sono una composizione dei personaggi di Beckett – i loro volti cosparsi di gesso grigio che vola via mentre si muovono. Vestiti con abiti da notte malconci, avanzano all’unisono nel loro cammino alienato – sorprendentemente precisi in ogni movimento – verso la scoperta di sé.
La sessualità è ciò che scoprono per primo, in una sequenza frenetica fatta di spasmi, ma vediamo anche emergere un’ampia gamma di emozioni: ostilità, paura, tenerezza. (…)
Anna Kisselgoff
The New York Times – 1986

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