
The Fridas
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Crediti:
THE FRIDAS
coreografia Sofia Nappiin collaborazione con i danzatori Paolo Piancastelli, Adriano Popolo Rubbio
assistente alla coreografia Glenda Gheller
costume design Adriano Popolo Rubbio
realizzazione costumi Adriano Popolo Rubbio, Adelaide D’Ago
luci Alessandro Caso
musiche autori variproduzione Komoco
coproduzione Festival Danza in Rete – Teatro Comunale Città di Vicenza con il sostegno di Oriente/Occidente, Centro Coreografico Nazionale/Aterballetto residente a progetto presso il Centro di Rilevante Interesse Nazionale per la Danza Scenario Pubblico/CZD
The Fridas è un duetto ispirato al dipinto Le due Frida di Frida Kahlo, ed esplora il complesso tema dell’identità umana attraverso un rapporto di complicità e contrasto tra due danzatori. Movimenti speculari e divergenti incarnano conflitti e armonie interiori, così come l’espressività fisica e l’uso dello spazio (nel linguaggio Komoco considerato elemento vivo capace di unire e dividere), rappresentano due elementi complementari ed essenziali nella ricerca. Il rapporto tra i due personaggi in scena va però oltre il semplice dualismo. Attraverso gesti che rivelano intimità e vulnerabilità, sfidando le convenzioni sulla mascolinità, i danzatori attraversano stati emotivi e diventano veicolo espressivo delle migliaia di sfaccettature contenute in ogni singolo individuo. Il dipinto “esplode”, e il duetto riflette così l’ambiguità e le molteplici personalità che contraddistinguono anche Kahlo nella sua stessa persona: “Dentro di me si nascondono più identità, sono un mélange. Un mix tra una messicana e un’indigena, ma anche una messicana e un’europea. Sono una pittrice e una moglie. Amo le donne e gli uomini […]. Nel mio quadro voglio rappresentare proprio questo: tutta la mia ambiguità, no, non l’ambiguità, le mie tante personalità, la mia complessità”. (Da “L’amante segreto di Frida Kahlo” di Caroline Bernard). Pensato sia per spazi teatrali che non convenzionali e museali, The Fridas si presta a essere osservato da diverse prospettive, aggiungendo così sfumature alla ricerca sull’essenza umana e celebrandone la complessità. Il finale invita però a un’accettazione ironica del caos della vita: attraverso movimenti parodistici i danzatori trovano nell’umorismo il balsamo per continuare ad affrontare le sfide dell’esistenza.
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