Uno spettacolo di fantascienza

testo e regia Liv Ferracchiati
Calendario
  • Crediti:

    UNO SPETTACOLO DI FANTASCIENZA
    Quante ne sanno i trichechi

    testo e regia Liv Ferracchiati

    con (in o.a.) Andrea Cosentino, Liv Ferracchiati e Petra Valentini

    aiuto regia Anna Zanetti
    dramaturgia di scena Giulio Sonno
    scene e costumi Lucia Menegazzo
    disegno luci Lucio Diana
    suono Giacomo Agnifili
    lettore collaboratore Emilia Soldati
    realizzazione costumi in collaborazione con Sartoria Teatro delle Muse
    direttore di produzione Marta Morico
    distribuzione Alessandro Gaggiotti
    organizzazione Emanuele Belfiore
    direzione tecnica allestimento Mauro Marasà
    coordinamento area palcoscenico e allestimenti Roberto Bivona
    datore luci Michele Stura
    responsabile comunicazione e ufficio stampa Beatrice Giongo
    promozione Benedetta Morico
    comunicazione e grafica Lara Virgulti, Fabio Leone
    foto di scena Luca Del Pia

    una coproduzione Marche Teatro | CSS Teatro Stabile d’Innovazione del FVG | Teatro Metastasio di Prato | Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini

  • Durata Spettacolo: 70 minuti

Come si racconta la fine del mondo?
E poi: quale mondo sta finendo?
In Uno spettacolo di fantascienza una rompighiaccio è diretta al Polo Sud, i trichechi rotolano giù dalle rocce e l’asse del mondo si sposta, la Terra si crepa nel mezzo eppure il fuoco è su altro, a crollare sono i tasselli delle nostre identità.
Per comunicare noi stessi siamo costretti a scegliere, più o meno consapevolmente, i segni che vanno a comporre le nostre caratteristiche.
Può sembrare filosofico, in realtà è molto concreto perché, queste distratte adesioni influenzano anche il taglio dei nostri capelli, il modo in cui ci vestiamo o persino la nostra gestualità.
Cosa accadrebbe, dunque, se provassimo a spostare il punto di vista comune rispetto alle faccende che riteniamo più ovvie?
Perché dividiamo il tempo in 24 ore e non in 48 mezzore? Perché pitturarsi le labbra col rossetto è un’attività da considerarsi femminile e pitturare una parete è da considerarsi maschile? Perché essere alti è positivo mentre essere bassi è negativo? È sempre così o varia in base al genere?
Chi ha scelto per noi cosa ci dovesse piacere e cosa, invece, no?
Quello che abbiamo costruito della nostra identità, dunque, ci appartiene davvero o sono rappresentazioni influenzate dalla cultura in cui siamo immersi?
Se togliessimo, strato dopo strato, tutti i segni che ci raccontano, cosa rimarrebbe? Forse si potrebbe avvertire un vago senso di minaccia, perché il rischio è che possa rimanere davvero poco di quel che siamo.
Così Uno spettacolo di fantascienza, che della fantascienza ha la surrealtà e la prossimità col reale, è una drammaturgia in cui cambia bruscamente il linguaggio, perché anche la scrittura segue regole e convezioni. Come si muoverà, allora, la percezione? Dove ci posizioneremo? Come cercheremo di decifrare quello che abbiamo davanti se regole e convenzioni conosciute saltano di continuo?
Lo spettatore, dunque, potrebbe sentirsi spiazzato, come capita quando cerchiamo di definire gli oggetti che abbiamo intorno, le altre persone, la vita.
È impossibile conservare una forma definitiva, forse possiamo solo prendere consapevolezza e restare in ascolto di noi stessi.
L’idea del testo di Uno spettacolo di fantascienza, pur avendo avuto diverse riscritture, nasce dal progetto École des Maîtres, nell’edizione speciale 2020 e 2021 dedicata ai drammaturghi europei, condotto da Davide Carnevali, in cui Liv Ferracchiati è stato selezionato a partecipare come autore.

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