Piccolo tuffo nella tradizione della danza
Tra fine Ottocento e inizio Novecento nasce in America la Modern Dance le cui figure pionieristiche sono Loïe Fuller, Isadora Duncan, Ruth St. Denis e Ted Shawn, mentre personalità come Martha Graham, Doris Hunphrey e Hanya Holm fondano delle vere e proprie tecniche in totale antitesi alla danza accademica. Lo spirito con cui la Modern Dance vede la luce è quello di considerare e indagare le emozioni umane più profonde e inconsce, l’infinita gamma di possibilità di movimento del corpo umano fino ad arrivare al movimento spontaneo e svuotato di significato. Alcuni tra i più geniali allievi di questi grandi maestri saranno poi i fondatori della Danza Contemporanea che arriva fino ai giorni nostri e che affonda le radici tra gli anni ’40 e ’50 del secolo scorso, tra i maggiori rappresentanti ci sono Alwin Nikolais e Merce Cunningham.
Anche il ruolo del danzatore cambia, diventando spesso autore di se stesso e, in generale, acquisendo maggiore spazio creativo. Egli crea insieme al coreografo, non è più semplice interprete. Ed è a partire da questa nuova opportunità creativa e di collaborazione che l’improvvisazione diventa uno strumento indispensabile per la creazione coreografica: una vera e propria tecnica di ascolto del proprio corpo e dell’ambiente, espressione del movimento naturale.
Quando si parla di danza contemporanea, si intende un insieme di metodologie (o tecniche) di studio – alcune codificate e altre no – che partono dalla consapevolezza del proprio io, dalla percezione del corpo nello spazio e dall’esplorazione di nuovi linguaggi di espressione. È proprio questa “apertura” mentale e artistica, questa rivoluzione che rappresenta la vera essenza della danza contemporanea in cui il pubblico si riconosce, si relaziona e si lascia andare alla propria libera interpretazione.
Gat sulla danza contemporanea
“È proprio così, io vedo la coreografia come se fosse una partitura musicale” – Emanuel Gat
Tutto ciò che fa, osserva, prova è una continuazione della sua stessa ricerca.
Il lavoro di Gat è un continuo farsi domande e darsi risposte, attraverso una ricerca di gruppo sul gesto. Ciò che maggiormente lo affascina e lo incuriosisce è la dinamica del gruppo: riuscire a trovare l’armonia nella pluralità dei corpi che agiscono sulla scena. Nell’atto creativo ama partire dall’improvvisazione guidata, ovvero una volta dato un tema specifico tutti i danzatori sono invitati ad improvvisare nella totale libertà, finché poi dalla casualità dei movimenti si struttura un lavoro minuziosamente studiato.