di Maria Morvillo
Germanista dottoranda Università L’Orientale
The Belliner n.30

Negli anni Venti del Novecento Berlino è a tutti gli effetti la capitale culturale della Germania. Nucleo aggregativo di sperimentazioni in campo artistico, nonché di movimentazioni sociali, la città diventa una fucina socio-culturale in grado di attirare a sé intellettuali e artisti da ogni dove. Oggi, esattamente un secolo dopo i ruggenti anni Venti, la capitale tedesca riconferma la sua identità di polo artistico e culturale internazionale. Berlino è una città fresca, vivace, intessuta d’arte, in grado di offrire, e allo stesso tempo accogliere, proposte artistico-culturali innovative e provocatorie. Il costante intreccio tra artisti indipendenti, istituzioni culturali, dilettanti, berlinesi e ospiti internazionali genera un paesaggio culturale inimitabile. Il teatro svolge un ruolo preminente nella creazione di questo scenario poliedrico e accattivante. La scena teatrale di Berlino è vibrante. La città è costellata da numerosi grandi teatri, ognuno con una forte identità legata alla propria storia, che si riflette inevitabilmente sui repertori dei singoli teatri, i quali, però, si premurano di offrire ampio spazio anche a produzioni all’avanguardia, nel contenuto o nella forma. La vita teatrale berlinese, però, non è fatta soltanto di spettacoli e performance. Il teatro si ramifica in tutto il tessuto sociopolitico della città, abbandonando la veste di mezzo di intrattenimento, per affermarsi, invece, come un vero e proprio veicolo di opinioni e opportunità di scambio interpersonale. I più grandi teatri di Berlino dispongono di una mensa, alla quale accedono liberamente sia gli artisti che gli spettatori, generando, così, uno spazio di contatto informale tra teatro e sfera sociale. I programmi delle stagioni teatrali non offrono solo rappresentazioni, ma comprendono anche calendari di incontri su tematiche sociali, culturali e politiche che vengono organizzati regolarmente negli spazi del teatro. Valga da esempio lo Streit ums Politische del Schaubühne, una serie di dibattiti politici con focus di volta in volta differenti, moderati da Heinz Bude, professore di macrosociologia. Un chiaro riflesso della centralità del teatro nella vita culturale di Berlino e della sua forte connessione con la sfera sociopolitica è l’enorme numero di manifestazioni che, negli ultimi due mesi, si stanno svolgendo per le strade della città per protestare contro i tagli ai fondi culturali previsti per il 2025. Riuniti sotto lo slogan #BerlinIstKultur, #BerlinoÈCultura, teatranti, artisti, spettatori e cittadini di tutte le età scendono in piazza per alzare la voce contro quella che per loro è, in primis, una grande penalizzazione dell’identità culturale e interculturale di Berlino, nonché una manovra economica sbagliata per una città che vive di arte e cultura. Sul sito web della Deutsche Oper Berlin, teatro d’opera sito nel quartiere di Charlottenburg, si può leggere a tal proposito:
“La cultura è ciò su cui si fonda Berlino. È la forza trainante dell’economia della nostra città, la nostra forma di industria pesante. […] La cultura offre un’ampia gamma di spazi sociali per l’incontro e il dialogo. Sui palcoscenici, nelle gallerie, nelle biblioteche e negli spazi di progettazione, per strada o nei club: questa diversità è ciò che rende Berlino una città vivace e aperta […] una calamita per la scena artistica internazionale e un posto unico in cui vivere. […] Ci rifiutiamo di metterci l’uno contro l’altro per i finanziamenti! Prendiamo posizione a favore di un investimento continuo nella cultura, perché sosteniamo che la cultura di Berlino non è solo “bella da avere” – è il cuore pulsante della nostra città”.
Anche i grandi teatri hanno trovato dei modi per mostrare la loro adesione alle proteste. Sull’imponente facciata del Berliner Ensemble, dove di solito compare il cartellone dello spettacolo in repertorio, il 16 ottobre c’era affisso un manifesto colorato con la scritta #BerlinIstKultur. Lo stesso giorno le facciate del Friedrichstadtpalast e del Maxim Gorki Theater si sono tinte di luci rosse e l’ingresso del Renaissance Theater è stato sbarrato da grandi nastri segnaletici biancorossi. Questi sono solo pochi esempi di un movimento culturale organizzato che sta crescendo di giorno in giorno, e che dimostra il dinamismo e il carattere di public engagement del teatro berlinese. Il passaggio a Napoli di Thomas Ostermeier, direttore artistico del Schaubühne e regista di spicco sulla scena internazionale, porta, dunque, con sé non soltanto una marca registica prestigiosa e innovativa, ma anche la scia di un teatro impegnato e integrato nella vita sociopolitica della metropoli berlinese, rivelandosi, così, una preziosa opportunità di confronto per il pubblico partenopeo.

*Prossima fermata: Berlino

Teatri delle città di rilevante interesse culturale

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Il Teatro Bellini sostiene Kimbondo

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