RACCONTO D’INVERNO
adattamento Pau Miró , Enrico Ianniello

con
Luigi Bignone Florizel
Rocco Giordano Palluso/Carceriere
Tony Laudadio Antigono/Pastore
Mariella Lo Sardo Paolina
Vincenzo Nemolato Autolico
Francesca Piroi Perdita/Emilia
Marcello Romolo Camillo
Leonardo Antonio Russo Mamilio
Roberto Caccioppoli Polissene
Edoardo Sorgente Leonte
Petra Valentini Ermione/ Mopsa

regia Francesco Saponaro
assistente alla regia Gianmarco Modena

OTELLO
adattamento Giuseppe Miale di Mauro
drammaturgia  Gianni Spezzano

con
Viviana Altieri Emilia
Francesco Di Leva Otello
Martina Galletta Desdemona
Giuseppe Gaudino Rodrigo
Adriano Pantaleo Iago
Andrea Vellotti Cassio

e con la partecipazione del gruppo #GiovaniO’Nest Antonio Coppola, Armando De Giulio, Camilla Carol Farias, Emilia Francescone, Lisa Imperatore, Raffaella Nocerino, Ralph P, Nunzia Pace, Francesco Porro, Mimmo Sabatino, Carlo Salatino, Anna Stabile

cura del movimento Anna Carla Broegg
musiche originali Ralph P
regia Giuseppe Miale di Mauro
uno spettacolo della compagnia Nest

Luogo

Teatro Bellini


Date

Dal 3 all’8 e 25 ottobre

Ogni sera una tragedia e una commedia di William Shakespeare.
Con un solo biglietto assisti a tutti e i titoli in programma a partire dalle ore 20.00 e Domenica ore 18.00.

Racconto d’inverno

Il racconto d’inverno (The Winter’s tale), tra gli ultimi lavori di Shakespeare, è una rappresentazione sulla gelosia, sull’errore e sul tempo. Sostenuta dall’adattamento di Pau Miró ed Enrico Ianniello, è il cambio di registro linguistico e narrativo tra la prima e la seconda parte che permette di passare dalla tragedia alla commedia a lieto fine.
Come spiega il regista Francesco Saponaro: «Ho scelto di ambientare il racconto in una fulgida ‘Sicilia dei principi’, a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta del Novecento. Il re Leonte ospita a corte il suo amico d’infanzia Polissene, re di Boemia. L’atmosfera di festa viene inaspettatamente turbata dall’ingiustificata gelosia di Leonte per l’eccessiva confidenza tra Polissene e sua moglie Ermione. Il dischiudersi della follia persecutoria di Leonte, il repentino tramutarsi del suo sospetto in certezza, mettono in moto una catena di eventi con conseguenze fatali per lo stesso re e per chiunque gli sia vicino. […] A distanza di sedici anni dai tragici avvenimenti siciliani, il racconto si sposta in Boemia, che ho immaginato come un Sud arcaico, innocente e sacro, isolato e sospeso tra riti agresti e feste primaverili».
Atmosfere bucoliche e travestimenti, azioni che si dispiegano al ritmo della pizzica e l’uso di una lingua di scena ispirata ai dialetti dell’Italia meridionale, regalano alla seconda parte un’atmosfera comica. Poi l’epilogo, col ritorno all’amata Sicilia, il pentimento di Leonte, la devozione verso la statua della regina Ermione, l’amore che ricuce antiche ferite e salda unioni, per ritrovare quell’armonia familiare che sembrava per sempre perduta.
Il risultato è una messa in scena elegante e delicata, immersa in uno spazio metafisico in cui i costumi e gli oggetti di scena restano simboli fondamentali del percorso narrativo.

Otello

La compagnia NEST presenta un Otello contemporaneo dove il marito, folle di gelosia, uccide la sua bella moglie perché è convinto che lei lo tradisca. Shakespeare, nella riscrittura di Giuseppe Miale di Mauro e Gianni Spezzano diventa occasione per denunciare la piaga del femminicidio; infatti, come spiega lo stesso regista «Il tutto nasce da un’esperienza personale. Ero al funerale di una conoscente vittima di femminicidio e il prete durante l’omelia disse: “Questi sono omicidi che uccidono anche chi li compie”. Ecco, fu proprio lì che pensai a Otello per raccontare questa tragedia della società attuale. Fu lì che nacque il nostro Otello». Una riscrittura in chiave “politica”, che, rimanendo abbastanza fedele all’originale, sottolinea ancora una volta l’universalità dell’opera del Bardo, che ha dipinto con i suoi personaggi uomini e donne comuni a qualsiasi tempo alle prese con passioni, sentimenti e vicende che possono essere adattate e riscritte per qualsiasi contesto storico e geografico. La compagnia Nest, con la sua inconfondibile cifra stilistica, caratterizzata dal forte impatto visivo e dall’utilizzo di una lingua napoletana che macchia il linguaggio shakespeariano lasciandone inalterato il verso, compie scelte dal significato ben preciso, come quella di constringere gli attori a rimanere sempre in scena come «spettatori immobili – spiega il regista – di fronte alla tragedia che si consuma. Anche se si parla della propria. Intanto il cerchio della vita gira e tutto si compie. Come nella società attuale in cui tutti sanno ma tutti tacciono».

Teatri delle città di rilevante interesse culturale

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