OgniDonnaUnaMadonna
Non sempre i muri dividono. Con il progetto Ultra Moenia il Teatro Bellini, in collaborazione con L’Arsenale di Napoli, da sempre attenti alle nuove modalità di interazione con i pubblici delle arti e delle culture contemporanee, intende dare spazio ad un programma di mostre personali dedicate ai principali street artist attivi a Napoli, raccontando le peculiarità dell’espressività urbana della città, alla luce della sua continuità con il passato.
Il progetto ha preso il via con Memento Vivi di Trallallà, il cui intervento è stato una sorta di “numero zero” di Ultra Moenia. L’abbandono di Samuel è stata prima mostra del progetto, presentata nel novembre del 2024; OVER di BioDPI è stata la seconda, esibita tra dicembre e gennaio.
Ad inaugurare Ultra Moenia in questo nuovo anno sarà il progetto anonimo OgniDonnaUnaMadonna. Dal 2020 questo progetto trasforma le strade in un palcoscenico di ribellione e affermazione femminile, rielaborando l’iconografia mariana in chiave moderna e innescando un dialogo potente sul ruolo della donna nella società.
Nato da un’esperienza personale di violenza e dalla successiva presa di coscienza del valore della parola di una donna rispetto al suo aspetto esteriore, in una città come Napoli dove la figura della Madonna è oggetto di una devozione popolare profondamente radicata, OgniDonnaUnaMadonna si appropria dell’iconografia sacra, trasformandola e contestualizzandola nel mondo contemporaneo. Attraverso poster che fondono iconografia religiosa e simboli attuali, l’artista anonima sfida gli stereotipi e le narrazioni falsificate sulla donna, elevando la quotidianità femminile a sacralità. Le Madonne di OgniDonnaUnaMadonna non sono figure eteree e distanti, ma donne reali, con le loro fragilità, le loro forze e la loro quotidianità. Le vediamo mangiare pizza, indossare lingerie, prendere la pillola anticoncezionale, o incarnate nei volti di icone come Sophia Loren, Frida Kahlo e Nina Simone. Questo linguaggio visivo immediato ma dirompente, come un “graffio deciso”, mira a scuotere le coscienze e a innescare una riflessione sul rispetto e sulla sacralità di ogni donna, indipendentemente dal suo aspetto o dal suo comportamento. Come sottolinea l’artista: «Un giorno prima di morire siamo un universo: non dobbiamo essere delle sante per essere considerate sacre».
La rielaborazione dell’immagine della Madonna, che suscita reazioni contrastanti nel pubblico, riflette la stessa ambivalenza che caratterizza il rapporto tra sacro e profano nella cultura napoletana. La scelta della strada come spazio espositivo, inoltre, richiama la tradizione di una religiosità che si manifesta anche al di fuori dei luoghi sacri, direttamente nel tessuto urbano.
L’anonimato dell’artista non è una strategia fine a sé stessa, ma una scelta consapevole per mettere al centro il messaggio e non la sua persona. Questo permette alle donne di identificarsi nelle opere e di condividere esperienze e vissuti, creando una sorta di comunità virtuale che si riconosce nel progetto. «Col tempo ho scoperto che il mio anonimato permette alle donne di vedere se stesse nelle mie immagini, e loro davvero non hanno bisogno di leggere le mie interviste per capire il significato».
La reazione del pubblico è stata variegata: dalle minacce di alcune parrocchie, che vedono nelle sue opere una blasfemia, all’apprezzamento e alla solidarietà di molte donne, che si sentono rappresentate e comprese. Questo contrasto, come afferma l’artista, dimostra la validità del suo lavoro: «Basta una scollatura a far credere che anche la Madonna sia una puttana. Questa è la loro interpretazione».
OgniDonnaUnaMadonna è un invito a riflettere sulla percezione della donna nella società contemporanea, un inno alla sua forza, alla sua indipendenza e alla sua sacralità intrinseca. Un progetto nato a Napoli, città di contrasti e profonda spiritualità popolare, che tuttavia travalica i confini geografici e culturali partenopei per diventare un messaggio universale, rivolto a tutti senza confini religiosi o geografici. Ultra_Moenia_#3_Senza_Titolo esplora il labile confine tra sacro e profano attraverso due declinazioni del progetto. In entrambe le opere l’immagine sacra è accompagnata da un bersaglio: in un caso, esso funge da aureola – a rappresentare come le donne siano state condizionate ad assimilare l’idea di essere bersagli, interiorizzando una cultura che le espone costantemente a giudizi e aspettative; nell’altro caso, il bersaglio è puntato sul décolleté – a evidenziare come un dettaglio anatomico, arbitrariamente considerato “scandaloso”, possa determinare, per alcuni, il passaggio dal sacro al profano, come dimostrano le censure subite dalle affissioni dell’artista, concentrate specificamente su quel dettaglio anatomico.